Spesso per cercare di fuggire dal dolore e dalla paura mettiamo in atto degli schemi ripetitivi, senza accorgercene, perdendoci in drammi relazionali senza fine.

Ognuno di noi, durante la sua vita, impara ad utilizzare degli schemi per proteggersi dal dolore, per ottenere ciò di cui ha bisogno e sentirsi al sicuro. Purtroppo però capita spesso che questi schemi siano disfunzionali, e se agìti inconsapevolmente possono sabotare la nostra felicità e impedirci di relazionarci in modo sano.

Questo accade perchè tendiamo a vivere il partner come contenitore per le nostre proiezioni interiori.

Due di questi possibili schemi sono quello del dipendente e dell’anti-dipendente.

Sono due facce della stessa medaglia.

Ma vediamo nel dettaglio cosa avviene durante l’innamoramento e quando e come si manifestano queste due modalità relazionali.

LA FASE DELL’INNAMORAMENTO

In questa fase viviamo una sorta di luna di miele. Proiettiamo sul partner le nostre proiezioni positive dell’amore ideale, come cioè sarebbe ideale per noi.

Di solito non ci sono conflitti o sono minimi, c’è una grande compatibilità e si vive una stato abbastanza fusionale, ossia di vicinanza molto forte in cui ci si fonde l’uno con l’altro.

Questo ci porta a percepire che finalmente i nostri bisogni, che sin dall’infanzia ci perseguitano, finalmente verranno soddisfatti.

Ci apriamo di più e per conseguenza siamo anche più esposti alle delusioni.

Siamo usciti dall’isolamento e ci siamo aperti all’amore. In questo modo però ci siamo aperti anche ai nostri traumi, di abbandono o di invasione, vissuti nell’infanzia.

Quando la “luna di miele” cioè questa fase di innamoramento finisce, realizziamo che probabilmente l’altro potrebbe non essere la nostra anima gemella, perchè non soddisferà tutti i nostri più intimi bisogni. Subentrano quindi dubbi, delusione e talvolta disperazione.

Purtroppo un trauma senza consapevolezza fa strada alla co-dipendenza.

In questo momento iniziano a riaffiorare le proiezioni negative, e inizia il “dramma”.

Ci polarizziamo su una delle due facce della medaglia: dipendente o anti-dipendente. Si tratta di due modalità opposte ma che hanno le stesse origini.

IL DRAMMA DELL’ ANTI-DIPENDENTE

La paura principale dell’anti-dipendente è di essere soffocato, di perdere la propria libertà e di essere inglobato nella relazione. Ha bisogno di amore e lo attira a sé, ma poi appena avverte che l’altro si avvicina troppo lo respinge.

Evità l’intimità, perchè probabilmente si è sentito tradito dall’amore. Potrebbe essere stato stato vittima di manipolazione, possessività o essersi sentito usato per colmare i bisogni emozionali dell’altro in passato.

L’anti-dipendente non è emotivamente disponibile, non condivide ciò che prova (spesso è inaccessibile anche a se stesso), ha paura “dell’invasione di campo” dell’altro. Non condivide i propri sentimenti, non permette di entrare in contatto con essi.

Potrebbe essere diffidente e non credere di poter essere amato per ciò che è.
Ha sempre paura che se si fidasse o aprisse all’altro, potrebbe perdere la propria identità e libertà.

Crea quindi delle barriere tra sé e il partner, il quale reagisce solitamente con frustrazione per l’impossibilità di contatto ad un livello più profondo.

La paura che il partner possa dipendere emozionalmente da lui lo spaventa, e teme controllo e manipolazione. La sensazione che se si aprisse verrebbe inglobato e dominato dall’altro lo terrorizza.

Si costruisce quindi una sorta di prigione, che gli impedisce di aprirsi e lasciarsi andare ad un legame affettivo profondo.

Di conseguenza, l’anti-dipendente cambia spesso partner. Vive solo la parte iniziale di una relazione o addirittura non ne costruisce quasi mai una. Ovviamente si dà tante giustificazioni per questo, ma di fatto sta fuggendo dal diventare vulnerabile e andare in profondità.

IL DRAMMA DEL DIPENDENTE

La paura più grande del dipendente è la paura dell’abbandono.

Ha il terrore che possa essere lasciato solo, abbadonato o rifiutato.

Per questo si aggrappa al partner in modo quasi disperato.

Il dipendente brama intimità e amore. Ma ciò che considera tale spesso scaturisce dalla paura. Teme di non essere amato e che verrà abbandonato e questo terrore lo porta ad attaccarsi morbosamente al partner e a controllarlo.

Ha disperatamente bisogno di amore, e per questo finisce per fare il mendicante, asservito e compiacente, pur di non perdere il partner e il suo amore. È pronto a fare di tutto pur di ricevere un briciolo d’amore e di attenzioni, e per non rischiare di perdere l’altro.

Quando si trova in una relazione per il dipendente è quasi impossibile rilassarsi: mette tutto se stesso nella relazione, al punto da mettere in discussione la propria identità, le proprie scelte, le preferenze e soprattutto mette in secondo piano le sue necessità.

Non riesce a porre dei limiti severi nella relazione, anzi spesso non ne ha affatto. La paura di perdere il partner è così profonda da arrivare a permettergli quasi tutto. Persino, in taluni casi, la violenza, fisica e/o psichica.

DIPENDENTE E ANTI-DIPENDENTE IN UNA RELAZIONE

Se il dipendente si trova in una relazione con un anti-dipendente (cosa molto probabile), si sentirà molto frustrato per l’indisponibilità ad aprirsi del partner, e lo accuserà per questo.

E mentre il dipendente cerca di manipolare col senso di colpa, richieste di attenzioni e controllo, l’anti-dipendente invece si allontana sempre di più, fuggendo da qualunque impegno, necessità di intimità e mancanza di libertà.

L’anti-dipendente ha il cuore chiuso, desidera principalmente la sua indipendenza e rimane chiuso nella sua fortezza perchè anche se ha bisogno di amore, è troppo terrorizzato per aprirsi. Anche se ha bisogno di affetto, sostegno e calore, fugge perchè ha paura che se permettesse all’altro di “entrare” verrebbe controllato, perderebbe la sua indipendenza e verrebbe invaso il suo spazio vitale.

La paura del dipendente di solitudine e rifiuto e dell’anti-dipendente di intimità sono facce della stessa medaglia: entrambi hanno bisogno di amore ma vivono la relazione in modo opposto, proiettando in essa le proprie paure di attaccamento profonde.

Questi drammi possono finire smettendo di focalizzare l’attenzione sull’esterno, come fonte di felicità e appagamento, e rivolgendosi all’interno affrontando le proprie ferite dovute a vergogna, shock e abbandono.

Questi drammi possono essere particolarmente forti e invalidanti, o possono essere presenti in maniera più soft, e facendo parte dello stesso continuum, si può passare da un dramma all’altro: si può essere dipendenti e diventare anti-dipendenti e viceversa…

COSA POSSO FARE SE SONO DIPENDENTE O ANTI-DIPENDENTE?

Innanzitutto inizia a porti delle domande:
Perchè ti comporti così? Da cosa ti stai proteggendo? Perchè fuggi dalle relazioni appena diventano più profonde o elemosini attenzioni?

Perchè ti spaventa tanto innamorarti e permettere all’altro di conoscerti in profondità?

Oppure perchè hai terrore che l’altro possa lasciarti? Che succede se rimani da solo?

Farsi domande e iniziare a rendersi conto del problema e ammetterlo è il primo passo.

Ma non basta. Di solito per venirne fuori si ha bisogno di un aiuto esperto esterno, quello dello psicologo, che può aiutarti ad acquisire consapevolezza e a modificare le convinzioni errate e ad affrontare i traumi legati ai tuoi precedenti attaccamenti, che ti hanno portato a questo comportamento, che ti crea disagio nelle relazioni e che quindi ti causa infelicità.

Scrivimi o chiama per richiedere un appuntamento: 091.8778385

Krishnananda, Amana “A tu per tu con la paura” , 2018, Feltrinelli Editore.

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